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Cosa significa violenza assistita? La prima immagine che mi viene alla mente pensando alla violenza assistita, è un bambino o una bambina in un nascondiglio, con le mani sugli occhi e la testa sotto il cuscino. Penso alla speranza che sia solo un brutto sogno, che non stia accadendo davvero.

Forse è ciò che tutti noi vorremmo fare di fronte alla violenza: chiudere gli occhi. Soprattutto quando si tratta di una violenza che coinvolge i bambini e le bambine, in maniera diretta o indiretta. Non vorremmo mai vedere. Eppure “non vedere” è l’atteggiamento che alimenta questa tragica realtà.

Una realtà drammatica, ancora oggi sommersa e poco conosciuta, che caratterizza molti/e minori. Una realtà di cui continuiamo a conoscere solo una minima parte, la punta dell’iceberg; un fenomeno complesso e diffuso in tutti i contesti e in tutti i livelli socio-culturali.

Violenza assistita e maltrattamento

La possibilità di guardare al maltrattamento all’infanzia è recente nel panorama culturale italiano; solo dagli anni ’90 è stata posta l’attenzione a questa grave e drammatica realtà delle famiglie.

Violenza assistita e maltrattamento
La violenza assistita sui bambini.

Ancora oggi si riscontra una difficoltà a studiarla in modo sistematico, forse anche perché continuiamo a considerare la famiglia solo come contesto di protezione e di cura. Il maltrattamento all’infanzia è stato definito dalla Organizzazione Mondiale della Sanità come costituito da:

 Tutte le forme di maltrattamento fisico e/o psicologico, abuso sessuale, trascuratezza o trattamento trascurante o sfruttamento commerciale o di altro tipo, che ha come conseguenza un danno reale o potenziale alla salute del bambino, alla sua sopravvivenza, sviluppo o dignità nel contesto di una relazione di responsabilità, fiducia o potere (OMS, 2002).

Il maltrattamento può assumere diverse forme e si esprime spesso in modalità estreme e aberranti, ma anche in modo subdolo e più difficile da individuare: può manifestarsi nelle forme della violenza e della trascuratezza fisica, ma anche del maltrattamento psicologico o della trascuratezza emotiva.

L’ “Indagine nazionale sul maltrattamento dei bambini e degli adolescenti in Italia” condotta nel 2015 dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, il CISMAI e Terre des Hommes, ha messo in evidenza le forme di maltrattamento di cui sono vittime i/le minori italiani/e presi/e in carico dai servizi: la violenza assistita è la seconda forma di maltrattamento più diffusa, dopo la trascuratezza materiale e affettiva.

dati violenza assistita
Fonte immagine: Spettatori e vittime: i minori e la violenza assistita in ambito domestico.

Cos’è la violenza assistita: definizione

Per violenza assistita da minori in ambito familiare si intende il fare esperienza da parte del/lla bambino/a di qualsiasi forma di maltrattamento, compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica su figure di riferimento, su altre figure affettivamente significative adulte e minori (Cismai 2003).

La definizione è stata elaborata dal CISMAI (Cordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infaniza) nel 2003 quando in un Convegno nazionale, ha portato l’attenzione su questo fenomeno, riconoscendolo come una delle forme di maltrattamento primario.

Inoltre il CISMAI nel 2017 amplia la definizione, riconoscendo che un/a minore è vittima di violenza assistita se ne fa esperienza direttamente, indirettamente e/o se me percepisce gli effetti acuti e cronici, fisici e psicologici.

Quanto è diffusa la violenza assistita

Dal 2003 ad oggi maggiore spazio è stato dato alla violenza assistita, tuttavia, si tratta ancora di un fenomeno poco visibile e sottostimato.

La violenza sulle madri risulta essere il principale contesto in cui i bambini assistono alla violenza. Pertanto è nell’ambito degli studi sulla diffusione della violenza di genere che si sono cominciati a raccogliere dati indiretti sui bambini e le bambine che vi assistono.

Quanto è diffusa la violenza assistita
Diffusione della violenza assistita.

Per considerare quanto è diffusa la violenza assistita basti pensare che la violenza di genere è un fenomeno trasversale, che coinvolge uomini e donne di tutti i contesti socio-culturali in tutti i paesi del mondo. Dai dati rilevati si evince, infatti, che molte donne subiscono violenza da uomini con i quali hanno una relazione significativa e che la maggior parte delle donne (più del 60% secondo i dati ISTAT 2015) afferma che i figli e le figlie hanno assistito agli episodi di violenza.

Gli effetti della violenza assistita

La letteratura scientifica ha ampiamente descritto che assistere alla violenza da parte dei/lle minori é una forma di maltrattamento che può determinare effetti dannosi sulla salute a breve, medio e lungo termine. Pari agli effetti del maltrattamento fisico e psicologico subito direttamente.

Molte aree dello sviluppo psico-fisico possono risultare compromesse in maniera acuta o cronica. I bambini e le bambine possono manifestare difficoltà e sintomi nell’area del comportamento, nell’area affettiva, somatica relazionale, sociale.

Questi bambini e bambine sono più esposti ad altre forme di maltrattamento (trascuratezza, maltrattamento psicologico e fisico, abuso): sono ad alto rischio di essere coinvolti e colpiti durante le aggressioni alla madre. Inoltre, spesso i loro bisogni materiali, affettivi ed emotivi sono trascurati dai genitori, che hanno difficoltà a vederli. Non solo il padre, ma spesso anche dalla madre, vittima a sua volta di una violenza che ha effetti sulla sua salute psico-fisica.

Danni psicologici della violenza

Uno degli aspetti che ci aiutano ad intuire l’entità del danno psicologico che si vive in queste situazioni è la trasmissione intergenerazionale della violenza: i bambini e le bambine sono più a rischio, diventando adulti, di mettere in atto dei comportamenti violenti e/o di subirli considerandoli accettabili nelle relazioni.

Il danno, dunque non è limitabile all’infanzia, ma caratterizzerebbe l’intero ciclo di vita della persona e della famiglia, generando spesso, un ciclo che si ripete di generazione in generazione. Soprattutto quando non incontra la possibilità di uno spazio in cui elaborare e dare senso alla violenza.

Da leggere: cos’è la violenza di genere?

Violenza assistita: che fare?

Credo sia importante che iniziamo da noi: donne, uomini, operatori della scuola, dei servizi socio-sanitari ed educativi, professionisti e così via. Iniziamo ad aprire i nostri occhi e vedere ciò che non vorremmo mai dover vedere, dentro di noi e fuori di noi.

Per poter dare voce, per poter permettere alla violenza di venire alla luce, per riuscire ad arrivare prima che sia troppo tardi, per poter dare a questi bambine e bambine la possibilità di essere protagonisti di storie con tanti altri sviluppi possibili.

Bibliografia sulla violenza assistita

F. Montecchi, C. Bufacchi, S. Viola, L’accoglienza dei bambini testimoni di violenza, in Rivista di Psicoterapia relazionale, FrancoAngeli, 15/2002;

M. Micheli, E. Di Rienzo; La bella e la bestia: il significato relazionale della violenza, atti del Convegno CISMAI 2003;

Requisiti minimi degli interventi nei casi di violenza assistita da maltrattamento sulle madri, CISMAI 2017;

S. Cirillo, Cattivi genitori, Raffaello Cortina, Milano, 2005;

Spettatori e vittime: i minori e la violenza assistita in ambito domestico. Analisi dell’efficienza del sistema di protezione in Italia, a cura di Save the Children, Terre des Hommes, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, CISMAI, 2015;